Su per le Rampe!

Su per le Rampe! 1000 1250 La Tosconauta

Giuseppe Poggi, chi era costui? Firenze ha troppi geni perché ci si ricordi subito di lui. Ma al Poggi si deve il nuovo assetto urbanistico della città cui mise mano nel 1864 nel momento che Firenze veniva eletta Capitale del Regno d’Italia. I suoi servigi meritarono l’onore di una piazza a lui dedicata dal Comune di Firenze nel 1911. E proprio da Piazza Poggi si dipana questa passeggiata della Tosconauta, che prova a raccontare qualcosa delle grandi trasformazioni messe in atto in questa zona. La piazza guarda l’Arno, avendo alle spalle il MonsFlorentino, poi Monte San Miniato da quando lì venne a morire decapitato Miniato, primo evangelizzatore, martire, di Firenze. Il cambiamento radicale dell’area affacciata al fiume non fu operazione particolarmente difficile. Ci volle un attimo a buttar giù quell’ammasso ormai instabile di degradate rovine, mulini, pescaie, gualchiere che da sempre costituivano la linea di confine tra Firenze e il minaccioso contado. Al suo posto venne costruita la Centrale dell’Acqua. Tecnicamente si trattava della Centrale di sollevamento dell’acqua, sollevare l’acqua, quasi un miracolo! Non ne resta niente, se non, un passaggio “segreto” sotto l’Arno che va da San Niccolò alla Torre della Zecca, sulla sponda opposta: opera misteriosa destinata a suscitare chiacchiere e ipotesi strampalate, tra queste anche quella sulla presenza dei Templari.

L’ingegner Giuseppe Poggi non fu felice dell’impresa. La Fabbrica di San Niccolò si poteva fare con maggior decoro e a ornamento di quei luoghi, il risultato fu invece uno stabilimento brutto assai. La riscossa del Poggi prende campo sull’altro lato della Piazza, in quel sistema di giardini e vialetti ombrosi, conosciuti da sempre come Le Rampe, cerniera verde tra il fiume e il Piazzale Michelangelo. Un’esplorazione di questa zona parte dalla solitaria torre di San Niccolò, antico cimelio della Firenze trecentesca, unica tra le porte turrite di Firenze ad aver mantenuto la sua altezza originaria e il suo sistema difensivo “a vista”. Dalla torre si sale alle vasche e alle fontane, concepite come omaggio e aperto confronto con il Rinascimento fiorentino e con le grotte di Boboli e il suo continuo rifarsi al rapporto tra natura e artificio. Ma il Poggi era anche un capace urbanista e suo primo interesse era la salvaguardia della collina dal dissesto idrogeologico. Ecco allora nascere un complesso progetto di riqualificazione del monte, un progetto di grande bellezza fatto di grotte, vasche e cascatelle che scendono a gradoni dalla sommità del colle.

Un’incessante ed eclettica caduta d’acqua. Quasi a rivaleggiare apertamente per vincere in bellezza con l’aborrita Centrale dell’Acqua. Alla sua idea di bellezza il Poggi credeva davvero e pure che quella bellezza potesse cambiare, se non proprio salvare, il mondo; un po’ come il giovane Ippolit nell’Idiota di Fiodor Dostoevskij (libro che lo scrittore portò a termine a poche centinaia di metri da qui) quando chiede a Miškin: «È vero principe che una volta avete detto che la “bellezza salverà il mondo”?». Certo Dostoevskij non pensava ai dissesti idrogeologici e in ogni caso, come voi, forse avrebbe finito per chiedere “Poggi chi?”. Ma ora voi ne sapete qualcosa in più e dunque: «Buona passeggiata su per le Rampe!»