La Via Sacra

La Via Sacra 1080 1080 La Tosconauta

Scoprire Firenze sembra un impossibile esercizio di retorica. Ipnotizzati dalle icone non riusciamo ad andare in profondità, non capiamo dove siamo, cosa è Firenze? Perché proprio qui ci sono la Cupola del Brunelleschi, il David di Michelangelo e la Primavera di Botticelli?

Qualsiasi scalata al cielo d’altronde non può che cominciare dal basso. Se sostiamo per un attimo in Piazza della Libertà e voltiamo il nostro sguardo verso sud sarà come aver posto il nostro occhio sull’oculare di un cannocchiale. Due fornici a tutto sesto, quello barocco dell’Arco Trionfale Lorenese e quello possente e scabro della medievale Porta San Gallo, conducono lo sguardo verso una feritoia, una stradina stretta e tortuosa. E’ da lì che entreremo a Firenze. Tutto sembra immobile e silenzioso in Via San Gallo, ma se si alza lo sguardo dal lastricato in pietra serena e si inizia a farlo scorrere sugli edifici che la costeggiano troviamo segni, stemmi, facciate di chiese ed elementi architettonici che ci raccontano di un tempo lontano. Se poi indaghiamo un poco si scopre che appartengono a monasteri, spedali e chiese medievali, siamo quindi su di una “Via Sacra” ed in effetti è così che popolarmente veniva chiamata questa strada.

Se facciamo due conti scopriamo che gli edifici religiosi in questo breve tratto di soli 500 metri erano almeno una decina ognuno di essi con storie affascinanti, alcune grottesche. Ma la cosa che più colpisce, e suscita grande interesse per la sua singolarità, è che la maggior parte di questi edifici appartenevano a congregazioni ed ordini religiosi femminili. Superato il primo tratto la strada si allarga un poco e ci troviamo di fronte ad un palazzone alto e ben disegnato, è la Questura di Firenze! Ma doveva certo esser altro nel passato sennò non si spiega quell’ampio loggiato e quello stemma con l’Agnus Dei. La sua storia è in effetti davvero sorprendente, fu uno dei quattro ospedali trecenteschi più importanti di Firenze ed ebbe vita lunga. L’Ospedale di San Giovanni Battista detto di Bonifacio, nel Settecento con i Lorena al governo della Toscana, fu trasformato in moderno ed esemplare ospedale psichiatrico ed è certo a questo che la tradizione si riferiva con il detto “andare a bonifacio” per dire di aver perso il capo!

Tra antiche chiese, spedali e monasteri stupisce incontrare un palazzo rinascimentale da signore vero e proprio, ma a dir il vero il suo stile è assai diverso dai suoi illustri fratelli fiorentini. Siamo di fronte al Palazzo Pandolfini progettato niente meno che da Raffaello in persona, così almeno ci racconta il Vasari. E ben sappiamo che Raffaello è romano sia nell’animo che nel tratto e quindi quel che abbiamo di fronte è sì un esempio di architettura rinascimentale, ma “alla romana”. Siamo ormai giunti in prossimità del centro di Firenze, troppo vicini alla casa del David di Michelangelo per continuare il mio racconto. Non vorrei disturbare sua maestà con futili e semplici racconti e allor mi taccio, senza però lasciarvi con un’ ultimo pensiero rivolto alla mia città; Firenze non sta solo negli straordinari musei o nella sua prodigiosa ricchezza monumentale, ma anche e forse soprattutto, in una stratificazione di tempi, luoghi e scenari d’inesauribile interesse. È un teatro del mondo affollato di personaggi, storie, imprese ineguagliabili che hanno bisogno di una guida accorta e curiosa per riaffiorare.